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L’Aloe Arborescens, vero rimedio anticancro? freccemartedì 22 aprile 2014      


L’Aloe Arborescens, vero rimedio anticancro? C’è chi giura di si e tra questi colui che ha scoperto le proprietà straordinarie della pianta, Padre Romano Zago, un padre Francescano nato in Brasile ma, come del resto fa intendere il suo cognome, di antiche origini italiane. Recentemente si è parlato molto dell’aloe come rimedio anticancro, grazie anche a recenti servizi trasmessi in televisione che raccontano la storia di malati che sono guariti adottando la ricetta di Padre Romano Zago e cambiando drasticamente la loro alimentazione da onnivora a vegetariana. Le ricerche condotte dal padre francescano sono pubblicate su varie riviste e su diversi libri e tra questi uno in particolare, “Di cancro si può guarire”,  scritto dallo stesso Padre Romano Zago in cui raccoglie le sue esperienze e le storie delle tante straordinarie guarigioni.

La formula è stata divulgata dallo stesso padre Francescano, per cui seguendola con attenzione e precisione, è facile realizzare da soli l’elisir che tante guarigioni è riuscito a produrre. Viene da chiedersi come mai la medicina ufficiale non si serve di tale metodo per curare i malati di cancro. I maligni, ma saranno poi veramente tali?, ritengono che il problema sia esclusivamente di natura economica, del gigantesco giro di miliardi che sicuramente fanno gola a molti, e che se veramente il metodo venisse studiato e adottato, potrebbe ridurre drasticamente i ricavi di tante aziende farmaceutiche e di tutto ciò che gira attorno alla sanità in generale. Ma si tratta di malignità, oppure no? Ciascuno è libero di valutare i fatti e di trarre le sue conclusioni.

Ovviamente, questo scritto non vuole sostituirsi in alcun modo al medico, è semplicemente la divulgazione di un metodo ritenuto, da alcuni, estremamente efficace, come del resto evidenziano alcune recenti testimonianze di cui si è occupata anche al stampa nazionale. Si tratta di un metodo del tutto naturale, privo di tossicità, in quanto si basa sull’estratto di una pianta, l’Aloe Arborescens, che cresce in tutto il mondo, di facile coltivazione, e che può trovare spazio in qualsiasi giardino o anche in grandi vasi sul terrazzo o sul balcone, come del resto è possibile leggere su queste note che parlano della tecnica colturale della pianta. Di Aloe ne esistono diverse specie, ma la sola ad essere efficace è l’Aloe Arborescens; le altre non hanno lo stesso effetto.

Esistono in commercio anche dei prodotti già pronti, di cui lo stesso Padre Romano Zago  autorizzò la produzione, tuttavia non sembrano essere altrettanto efficaci. La cosa migliore è quella di prepararsi il prodotto da soli, ovviamente dopo essersi muniti di un esemplare, o all’occorrenza più di uno, di Aloe Arborescens, seguendo alla lettera le indicazioni della ricetta originale qui di seguito riportata. Innanzi tutto è necessario tagliare le foglie della pianta, le migliori sono quelle di circa 40 cm di lunghezza  tipiche di una pianta di circa 5 anni, ma vanno bene anche foglie più corte, 20 cm. Scegliere le foglie intermedie, perché quelle poste troppo in alto sarebbero troppo giovani, mentre quelle troppo in basso sono ingiallite.

Una volta tagliate le foglie, queste vanno liberate dalle spine utilizzando un coltellino affilato, dopo vanno pulite dalla polvere o altro utilizzando uno straccio asciutto, avendo cura di non bagnare le foglie con acqua. Lasciare la buccia esterna delle foglie e svolgere queste operazioni facendo attenzione che le foglie non vengano colpite dalla luce, anche artificiale. Basta mettere il tutto in un sacchetto non trasparente così da preservare le foglie.  Infine, tagliare le foglie a pezzettini e metterle nel frullatore assieme al miele, osservando attentamente le seguenti dosi.

  • 350 gr di foglie (Aloe Arborescens), circa 3-8 foglie a seconda della loro lunghezza;
  • 350 gr di miele naturale che non sia millefiori;
  • 10 ml di grappa, pari a circa un cucchiaino. (Non vanno bene altri liquidi a base di alcol)

Il preparato che si ottiene è più che sufficiente a riempire un grande barattolo, tuttavia poiché il prodotto  deve essere consumato entro una settimana al massimo, meglio realizzare dei barattoli di dimensioni minori, semplicemente riducendo proporzionalmente le dosi, come nell’esempio riportato di seguito:

  • 120 gr di foglie (Aloe Arborescens), circa 3-8 foglie a seconda della loro lunghezza;
  • 120 gr di miele naturale che non sia millefiori;
  • in questo caso la grappa non è necessaria e non va aggiunta nella preparazione, ma va bevuto un cucchiaino quando si assume il preparato.

Così si ottiene un preparato per  riempire un barattolo più piccolo che durerà, appunto, circa una settimana. Il barattolo deve essere opaco, perché il preparato non deve essere colpito dalla luce, se necessario è possibile ricoprirlo con un foglio adesivo scuro. Anche l’assunzione del preparato va fatta in assenza di luce, a stomaco vuoto ed è preferibile attendere un’ora prima di mangiare o bere dopo la sua assunzione. Il miele serve per dolcificare l’estratto di Aloe che è molto amaro e la grappa  funge da vasodilatatore.

Questa la ricetta originale che, anche se non considerata dalla medicina ufficiale, continua a destare interesse e clamore. Questo articolo non vuole assolutamente dare false speranze a chi si trova a dover combattere con questa malattia, è semplicemente una annotazione sulle presunte proprietà anticancro dell’Aloe Arborescens.  Ciascuno, se lo vorrà, potrà approfondire la conoscenza o considerare questo scritto una semplice nota informativa su di un argomento che, in tutti i casi, continua a suscitare un notevole interesse, e non potrebbe essere diversamente.

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L’Aloe Arborescens, vero rimedio anticancro? C’è chi giura di si e tra questi colui che ha scoperto le proprietà straordinarie della pianta, Padre Romano Zago, un padre Francescano nato in Brasile ma, come del resto fa intendere il suo cognome, di antiche origini italiane. Recentemente si è parlato molto dell’aloe come rimedio anticancro, grazie anche a recenti servizi trasmessi in televisione che raccontano la storia di malati che sono guariti adottando la ricetta di Padre Romano Zago e cambiando drasticamente la loro alimentazione da onnivora a vegetariana. Le ricerche condotte dal padre francescano sono pubblicate su varie riviste e su diversi libri e tra questi uno in particolare, “Di cancro si può guarire”,  scritto dallo stesso Padre Romano Zago in cui raccoglie le sue esperienze e le storie delle tante straordinarie guarigioni.

La formula è stata divulgata dallo stesso padre Francescano, per cui seguendola con attenzione e precisione, è facile realizzare da soli l’elisir che tante guarigioni è riuscito a produrre. Viene da chiedersi come mai la medicina ufficiale non si serve di tale metodo per curare i malati di cancro. I maligni, ma saranno poi veramente tali?, ritengono che il problema sia esclusivamente di natura economica, del gigantesco giro di miliardi che sicuramente fanno gola a molti, e che se veramente il metodo venisse studiato e adottato, potrebbe ridurre drasticamente i ricavi di tante aziende farmaceutiche e di tutto ciò che gira attorno alla sanità in generale. Ma si tratta di malignità, oppure no? Ciascuno è libero di valutare i fatti e di trarre le sue conclusioni.

Ovviamente, questo scritto non vuole sostituirsi in alcun modo al medico, è semplicemente la divulgazione di un metodo ritenuto, da alcuni, estremamente efficace, come del resto evidenziano alcune recenti testimonianze di cui si è occupata anche al stampa nazionale. Si tratta di un metodo del tutto naturale, privo di tossicità, in quanto si basa sull’estratto di una pianta, l’Aloe Arborescens, che cresce in tutto il mondo, di facile coltivazione, e che può trovare spazio in qualsiasi giardino o anche in grandi vasi sul terrazzo o sul balcone, come del resto è possibile leggere su queste note che parlano della tecnica colturale della pianta. Di Aloe ne esistono diverse specie, ma la sola ad essere efficace è l’Aloe Arborescens; le altre non hanno lo stesso effetto.

Esistono in commercio anche dei prodotti già pronti, di cui lo stesso Padre Romano Zago  autorizzò la produzione, tuttavia non sembrano essere altrettanto efficaci. La cosa migliore è quella di prepararsi il prodotto da soli, ovviamente dopo essersi muniti di un esemplare, o all’occorrenza più di uno, di Aloe Arborescens, seguendo alla lettera le indicazioni della ricetta originale qui di seguito riportata. Innanzi tutto è necessario tagliare le foglie della pianta, le migliori sono quelle di circa 40 cm di lunghezza  tipiche di una pianta di circa 5 anni, ma vanno bene anche foglie più corte, 20 cm. Scegliere le foglie intermedie, perché quelle poste troppo in alto sarebbero troppo giovani, mentre quelle troppo in basso sono ingiallite.

Una volta tagliate le foglie, queste vanno liberate dalle spine utilizzando un coltellino affilato, dopo vanno pulite dalla polvere o altro utilizzando uno straccio asciutto, avendo cura di non bagnare le foglie con acqua. Lasciare la buccia esterna delle foglie e svolgere queste operazioni facendo attenzione che le foglie non vengano colpite dalla luce, anche artificiale. Basta mettere il tutto in un sacchetto non trasparente così da preservare le foglie.  Infine, tagliare le foglie a pezzettini e metterle nel frullatore assieme al miele, osservando attentamente le seguenti dosi.

  • 350 gr di foglie (Aloe Arborescens), circa 3-8 foglie a seconda della loro lunghezza;
  • 350 gr di miele naturale che non sia millefiori;
  • 10 ml di grappa, pari a circa un cucchiaino. (Non vanno bene altri liquidi a base di alcol)

Il preparato che si ottiene è più che sufficiente a riempire un grande barattolo, tuttavia poiché il prodotto  deve essere consumato entro una settimana al massimo, meglio realizzare dei barattoli di dimensioni minori, semplicemente riducendo proporzionalmente le dosi, come nell’esempio riportato di seguito:

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  • 120 gr di miele naturale che non sia millefiori;
  • in questo caso la grappa non è necessaria e non va aggiunta nella preparazione, ma va bevuto un cucchiaino quando si assume il preparato.

Così si ottiene un preparato per  riempire un barattolo più piccolo che durerà, appunto, circa una settimana. Il barattolo deve essere opaco, perché il preparato non deve essere colpito dalla luce, se necessario è possibile ricoprirlo con un foglio adesivo scuro. Anche l’assunzione del preparato va fatta in assenza di luce, a stomaco vuoto ed è preferibile attendere un’ora prima di mangiare o bere dopo la sua assunzione. Il miele serve per dolcificare l’estratto di Aloe che è molto amaro e la grappa  funge da vasodilatatore.

Questa la ricetta originale che, anche se non considerata dalla medicina ufficiale, continua a destare interesse e clamore. Questo articolo non vuole assolutamente dare false speranze a chi si trova a dover combattere con questa malattia, è semplicemente una annotazione sulle presunte proprietà anticancro dell’Aloe Arborescens.  Ciascuno, se lo vorrà, potrà approfondire la conoscenza o considerare questo scritto una semplice nota informativa su di un argomento che, in tutti i casi, continua a suscitare un notevole interesse, e non potrebbe essere diversamente.

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